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Assicurazione sulla vita come funziona: perché farla, soluzioni disponibili
di Ilaria Macchi | 23-08-2019 | News Assicurazioni
La stipula di una polizza non deve essere intesa come una spesa supplementare che va ad appesantire il nostro bilancio familiare, bensì come una tutela in particolari frangenti della nostra quotidianità. Tutti quelli che sono in possesso di un veicolo a motore sono tenuti per legge a sottoscrivere un’RC auto, ma sono in tanti anche quelli che tengono a puntare su un’assicurazione sulla vita, un sistema che può rivelarsi utile soprattutto per proteggere i familiari qualora dovesse verificarsi un evento imprevisto al contraente ed evitare di lasciarli così senza una fonte di reddito. Ecco quindi alcune indicazioni su come funziona e su quali garanzie che questo accordo può dare.
Sommario
Assicurazione sulla vita come funziona: quando è utile stipularla
Il numero di persone che arriva a pensare che sia utile stipulare un’assicurazione sulla vita è in costante crescita. Si tratta di una tutela che consente di guardare con maggiore serenità al futuro qualora dovesse verificarsi un incidente o addirittura il decesso della persona che decide di sottoscriverla. I suoi familiari potranno quindi contare su una tutela in più in caso di evento improvviso.
Una scelta di questo tipo non deve, quindi, essere considerata semplicemente come una spesa in più da sostenere, bensì come una salvaguardia per gli anni a venire per le persone più vicine. Proprio per questo l’assicurazione sulla vita conviene in modo particolare a quei nuclei familiari in cui, a portare un reddito effettivo, è solo una persona (proprio la persona a cui viene intestato il contratto), ma anche a chi ha figli piccoli o si trova a versare una quota fissa a lungo termine per un mutuo, un finanziamento o un prestito. Questi importi fissi dovranno infatti inevitabilmente continuare a essere versati anche se chi guadagna dovesse perdere la vita. Se questo non dovesse avvenire le conseguenze potrebbero essere tutt’altro che da sottovalutare.
In considerazione della cifra che viene stabilita come premio anche la compagnia assicurativa a cui ci si affida ha un impegno da portare a termine. In base all’accordo intercorso tra le parti la società dovrà versare una quantità di denaro predeterminata se l’intestatario del contratto dovesse morire.
In linea generale il premio che spetterà ai familiari sarà pagato su base mensile, come una sorta di rendita su base fissa, ma non sono escluse altre variabili secondo quanto indicato nel contratto. Molto, infatti, potrebbe dipendere anche dall’evento assicurato: anche un incidente che può avere reso invalido il cliente può rientrare nelle situazioni da prendere in considerazione proprio perché questo finisce per modificare in modo sostanziale la quotidianità di chi è rimasto offeso ma anche di chi gli sta attorno.
Polizze vita come investimento – Le tipologie disponibili
Prima di arrivare a sottoscrivere un contratto di questo tipo è bene valutare non solo il prezzo che viene richiesto di pagare, ma anche tutte le clausole inserite e le possibili conseguenze.
La modalità più diffusa è la cosiddetta “polizza vita caso morte”, ovvero quella che solitamente si decide di sottoscrivere per proteggere i familiari nel caso in cui l’intestatario del contratto dovesse morire. Questo vale in modo particolare quando la persona è l’unica a lavorare, quindi in caso di sua scomparsa riuscire a sopravvivere per chi viveva al suo fianco sarebbe tutt’altro che semplice.
In genere la compagnia assicura un reddito ai parenti sia in caso di morte sia in caso di incidente che ha reso la persona un invalido permanente. Una soluzione di questo tipo si rivela particolarmente vantaggiosa: la cifra che viene versata periodicamente non deve essere considerata una spesa inutile perché l’assicurazione scatta sin dal primo giorno di validità della polizza. La cifra pattuita sarà quindi liquidata in toto anche se dovesse essere trascorso poco tempo dalla firma.
In alternativa, sono disponibili anche le “polizze caso vita”, che presentano una differenza ben precisa rispetto alla prima soluzione. Qui infatti viene stabilita una data di scadenza dell’accordo: se non dovesse esserci la morte dell’assicurato, l’assicurazione dovrà essere intesa come una sorta di rendita fissa. Questa quindi può essere intesa come un sussidio da integrarsi ai normali guadagni. I premi saranno quindi erogati a partire dalla data fissata.
Non è però finita qui. Diverse società propongono anche un’assicurazione vita mista, che vuole essere una sorta di via di mezzo tra caso morte e caso vita. Chi decide di puntare su questa modalità avrà infatti sia nel caso di decesso del contraente sia a partire da una data specifica con il contraente di fatto ancora in vita. A ottenere la cifra pattuita saranno ovviamente come sempre le persone indicate in fase di adesione.
In alcune situazioni può esserci addiritura un ente esterno che ci spinge, indipendentemente dalla nostra volontà, a pensare a una polizza vita. È il caso, ad esempio, della banca che ci ha fornito il mutuo per la casa: in questo caso potrebbe esserci l’interesse a tutelarsi qualora dovessero verificarsi gravi conseguenze alla persona a cui ha concesso il prestito. L’istituto di credito può così sentirsi al sicuro qualora dovesse verificarsi una disgrazia per coprire le rate mancanti.
L’assicurazione sulla vita conviene? Attenzione ai dettagli
La sottoscrizione di una polizza vita non è altro che un contratto e, come tale, richiede particolare cura da parte del contraente. Troppo spesso, infatti, non mancano clausole che la società decide di inserire, ma che potrebbero rivelarsi sgradite al cliente nonostante il vantaggio che pensa di ottenere.
In linea di massima quasi tutte le compagnie sentono la necessità di conoscere meglio il proprio cliente, soprattutto in una situazione di questo tipo. Può diventare quindi necessario dover effettuare qualche visita medica di controllo per conoscere lo stato di salute del contraente e capire così se la possibilità di una sua morte non sia da ritenere solo un evento accidentale.
Le indagini finiscono per riguardare anche l’età dell’intestatario. Difficilmente quindi una soluzione del genere può essere concessa a chi ha più di 70 anni. Se la persona può avere sofferto (anche in caso di guarigione raggiunta) di un tumore o di una malattia cronica può esserci il rifiuto alla stipula.
Non si esclude inoltre un’analisi che possa riguardare anche l’attività lavorativa. Inevitabilmente, infatti, ci sono occupazioni in cui il rischio di un possibile incidente può essere più elevato.
La durata del contratto è un altro elemento da non trascurare. Più lunga è la scadenza, maggiori saranno i costi richiesti.
Anche la compagnia deve tutelarsi
Una compagnia assicurativa ovviamente non eroga cifre a fondo perduto, ma ha la necessità di capire quale sia la situazione a cui può andare incontro. Questa non è altro che l’azione di rivalsa che molto spesso viene fatta valere anche nel caso dell’RC auto (clicca qui se desideri saperne di più).
Difficilmente infatti il premio verrà concesso se dopo la morte del soggetto si scopre che alcuni dei dati che sono stati concessi in fase di adesione non siano veri. La denuncia per truffa può essere infatti dietro l’angolo.
Anche la causa della morte è un aspetto da non trascurare. La copertura difficilmente è valida per situazioni quali il suicidio, sport estremi (quali gare automobilistiche, scalate in alta montagna, e così via), ma a volte anche i vigili del fuoco.
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