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Costi sulle ricariche: AGCOM diffida TIM, Vodafone e Wind Tre
di Silvio Spina | 20-12-2019 | News Cellulari, News Telefonia

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36.95 €/MESEI lettori meno giovani ricorderanno ancora molto bene il periodo in cui gli operatori applicavano dei costi aggiuntivi sulle ricariche: sono passati ormai diversi anni e la Legge 40 del 2007 (meglio conosciuta come Decreto Bersani) aveva posto fine a queste vere e proprie tasse da parte delle compagnie. A distanza di quasi 13 anni, però, le principali società telefoniche hanno ricominciato a proporre delle ricariche particolari con costi aggiuntivi mascherati da “bonus” di servizi, tanto che l’AGCOM ha deciso di diffidarle.
Sommario
Cosa sono le ricariche “speciali”
Ma andiamo con ordine e vediamo innanzitutto di che si tratta: già da qualche tempo gli operatori TIM, Vodafone e Wind Tre hanno cominciato a proporre delle ricariche speciali che permettono al cliente di avere dei servizi in più, ma rinunciando ad una parte della ricarica effettuata. Ecco le formule “incriminate”:
- TIM Ricarica +: su alcuni tagli (5, 10, 17 e 22 euro) il cliente otterrà 1 o 2 euro in meno dell’importo e avrà minuti e GB in più rispetto all’offerta attiva sulla propria sim (spesso illimitati), per 24 o 48 ore;
- Vodafone Giga Ricarica: come TIM, anche Vodafone offre dei tagli di ricarica speciale (5 e 10 euro) con cui avere un certo numero di GB in più per un mese, sottraendo 1 euro dal taglio scelto;
- Wind Ricarica Special: come per i concorrenti, anche Wind Tre propone Giga e minuti illimitati per un giorno a fronte del pagamento di 1 euro rispetto alle ricariche effettuate da 5 o 10 euro.
Fin qui non vi è nulla di sbagliato o di illegale: gli operatori hanno senza dubbio il diritto di rendere più variegata l’offerta sui servizi proposti, comprese le ricariche: il cliente, quindi, potrebbe in teoria scegliere tra una ricarica “classica” e una “speciale”, a seconda delle proprie preferenze.
Ricariche normali da 5 e 10 euro introvabili
In realtà, secondo i controlli effettuati da AGCOM in questo periodo, pare che le ricariche maggiormente richieste dall’utenza siano diventate praticamente introvabili nella versione standard, soprattutto nei punti Lottomatica, Sisal e nei punti vendita autorizzati.
I tagli da 5 e 10 euro non sono solamente i tagli più richiesti da quella fascia di clientela (giovani, studenti, disoccupati, etc…) che hanno un potere d’acquisto limitato, ma sono l’importo ideale per il rinnovo della maggior parte delle attuali tariffe smartphone tutto compreso.
Come si legge sulla diffida, “non è rinvenibile nessuna ragione economica/commerciale per l’eliminazione dei tagli da 5 e 10 euro da determinati punti vendita, se non quella di convogliare la domanda di ricarica da 5 e 10 euro verso l’attivazione dell’offerta Ricarica Special, con conseguente pregiudizio di un numero considerevole di utenti condizionati nella scelta da una limitata disponibilità economica ed con evidente violazione delle disposizioni legislative sopra richiamate in termini di trasparenza dei prezzi e di non discriminazione tra le varie categorie di utenti”.
Scarsa trasparenza sulle ricariche “speciali”
Non solo: quando un cliente richiede una ricarica da 5 e 10 euro presso un rivenditore autorizzato, non è possibile capire prima se si tratta di una “ricarica speciale”: ci si accorge di ciò soltanto dopo averla effettuata ed essersi trovato senza 1 o 2 euro di traffico. Una pratica commerciale, quindi, che l’AGCOM definisce poco trasparente sulla lettera di diffida inviata ai tre operatori coinvolti nella vicenda.
L’Autorità aggiunge, inoltre, che “non è possibile rinvenire ragioni di ordine commerciale che giustifichino l’offerta, in abbinamento alla ricarica, di servizi – quali traffico voce e dati – che ben potrebbero essere acquistati, qualora fossero effettivamente d’interesse per 6 500/19/CONS l’utente, proprio con il credito ricaricato.
Tale considerazione, dunque, sembra confermare che la manovra commerciale descritta sia sostanzialmente finalizzata ad eludere il divieto di applicazione di costi fissi di ricarica, di cui all’articolo 1, comma 1, del decreto Bersani, facendo leva sulla inconsapevolezza degli utenti, al momento di effettuare la ricarica, circa la reale consistenza dei tagli da 5 e 10 euro. Inconsapevolezza, peraltro, alimentata dall’utilizzo del termine “ricarica”, comunque utilizzato per individuare le offerte in questione.
La situazione, quindi, si complica per gli operatori coinvolti e le associazioni dei consumatori si preparano per una battaglia su tutti i fronti: vedremo se le diffide dell’AGCOM sortiranno qualche effetto oppure le compagnie agiranno con delle contromosse per evitare sanzioni.
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