Come il tweet di Trump sulla Siria può influire sulla tua bolletta del gas
di Fabrizio Comerci | 12-04-2018 | GasQualunque sia la valutazione politica e personale su Donald Trump, non c’è dubbio su una cosa: il suo approccio sui generis sta cambiando il mondo. E non manca di avere ripercussioni anche nel nostro quotidiano. Se non è il timore per un conflitto di proporzioni globali ad angosciare fin da subito, sicuramente l’impatto sul bilancio familiare può sollevare, fin da ora, qualche preoccupazione ben fondata. Un esempio concreto? Chi ha un contratto di fornitura di gas metano per il riscaldamento e la cucina di casa (o dell’ufficio) a tariffa indicizzata, potrà vedere gli effetti dell’ultimo tweet di Trump nella prossima bolletta.
Sommario
Il tweet di Trump sulla Siria
L’11 aprile, dall’account Twitter di Trump (lo strumento “ufficiale” di comunicazione politica a livello nazionale e internazionale) parte un messaggio senza mezzi termini: “La Russia promette di abbattere ciascun missile indirizzato alla Siria. Russia preparati, perché arriveranno missili belli, nuovi e intelligenti! (…)”.
Tale messaggio ha prospettato uno scenario di guerra che, nel migliore dei casi, potrebbe limitarsi a influenzare gli attuali equilibri del Medio Oriente e a esacerbare i rapporti tra Russia e Occidente. Si tratta di due aree chiave per l’estrazione del petrolio e del gas.
Le reazioni del mercato al cinguettio di guerra del presidente USA
La Siria non è un Paese produttore di petrolio e gas. Tuttavia, l’area geopolitica alla quale appartiene conta molti produttori dei beni dai quali dipendono ancora in larga parte i nostri riscaldamenti, le nostre cucine e la nostra mobilità. Lo stesso giorno in cui il presidente Trump ha minacciato un imminente attacco missilistico sul territorio siriano, i prezzi del petrolio sono schizzati in alto, raggiungendo vette che non toccavano dal più di tre anni. Le quotazioni del greggio hanno salito un ulteriore gradino nel momento in cui l’emittente televisiva Al Arabiya ha diffuso la notizia dell’intercettamento di un missile nei cieli di Riyad da parte dell’aeronautica militare dell’Arabia Saudita.
Gli esperti sostengono che l’attuale prezzo del petrolio non è giustificato dagli eventi politici contestuali. Tuttavia, l’OPEC (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) non ha intenzione d’immettere scorte per ribilanciarne il prezzo. Gli USA, da parte loro, hanno rinforzato le scorte di greggio proprio nell’ultima settimana.
Gli impatti sui contratti gas a prezzo indicizzato
Prima del tweet di Trump sulla Siria, il trend del mercato del gas era al ribasso. Un abbattimento delle tariffe supportato anche dalla stagionalità. Se i contratti con prezzi fissati trimestralmente e annualmente possono giovare di una tariffa certa, l’attuale situazione internazionale potrebbe rappresentare una variabile inattesa per i titolari dei contratti gas a tariffa indicizzata. In tali tipologie contrattuali, infatti, il prezzo della materia prima (gas naturale), varia sulla base dei prezzi di approvvigionamento sul mercato.
Come evitare gli eventuali incrementi che dovessero verificarsi al perdurare (o al degenerare) della situazione di tensione in medio oriente? Passare a un’offerta per la fornitura di gas metano a prezzo bloccato per uno o più anni.
I maggiori produttori di gas al mondo
Gli Stati Uniti d’America sono il primo Paese per produzione di gas. Il secondo produttore al mondo è la Russia. Seguono Iran e Qatar. All’ottavo posto troviamo l’Arabia Saudita. Dopo la decima posizione si trovano, tra gli altri, i Paesi dell’OPEC o allineati con le politiche dell’organizzazione internazionale.
La Siria, in questa classifica, è al 44° posto (l’Italia è al 46°).
La preoccupazione destata sui mercati dalla minaccia d’intervento militare twittata da Trump, come si è detto, non riguarda tanto la capacità produttiva diretta di petrolio della Siria, quanto l’effetto di un’eventuale conflitto armato esteso nell’area mediorientale.
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