Il protocollo Internet IPv6: cos’è e a cosa serve?

di | 28-03-2019 | News Internet Casa

Il protocollo Internet IPv6: cos’è e a cosa serve?
Confronta

Molti di voi avranno sentito parlare di protocolli Internet e delle varie versioni utilizzate fino ad ora. In particolare, ci si riferisce spesso all’IPv6: cos’è e a cosa serve questo protocollo? E che differenza c’è con il cosiddetto IPv4? Proveremo a spiegarlo nei prossimi paragrafi, cercando di rendere più semplice possibile la comprensione di questo importante tema.

Per poter restare connessi ad Internet, tutti i dispositivi sono dotati di un indirizzo IP, che identificano in modo univoco ogni terminale. Per fare ciò, ci si è per molti anni affidati all’Internet Protocol v4 (IPv4) ma, con la continua crescita di Internet, uno standard di questo tipo si è rivelato insufficiente. Perché?

Sommario

Differenze tra IPv4 e IPv6: il numero di indirizzi

In primo luogo, questo tipo di protocollo (l’IPv4) permette indirizzi a 32 bit: in pratica, attraverso l’iPv4 è stato possibile assegnare oltre 4 miliardi di indirizzi. Un numero che sembra decisamente alto ma che, invece, non può più andare incontro ad un incremento esponenziale dei dispositivi collegati alla rete, anche in vista dell’utilizzo sempre più frequente di soluzioni IOT (L’Internet delle Cose) e contando che non tutti gli IP possono essere utilizzati.

Gli IP su standard IPv4, quindi, sono sostanzialmente esauriti e il passaggio all’iPv6 (che, invece, supporta indirizzi a 128 bit) consente di avere teoricamente circa 340 miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di indirizzi (anche in questo caso non tutti saranno utilizzabili ma, visto il numero impressionante, l’esaurimento degli IP non sarebbe sicuramente un problema).

Insomma, ecco cos’è l’IPv6 e a cosa serve innanzitutto. Il passaggio verso l’IPv4 avviene in modo graduale ma rappresenta ancora una percentuale minima dei collegamenti in rete, tenendo conto delle modifiche necessarie da parte dei provider e di tutta l’industria del Web, sia a livello hardware che che software, per garantirne l’utilizzo.

Soluzioni “ibride”

Per questo motivo in questi anni abbiamo assistito ad un aumento del livello di complessità della connessione in rete, con sistemi che permettono, ad esempio, di “riciclare” indirizzi su più dispositivi attraverso tecniche specifiche (ad esempio il NAT) oppure meccanismi di incapsulamento che permettono di utilizzare un indirizzo IPv6 passando tramite un IPv4.

Purtroppo, però, entriamo in discussioni tecniche ed estremamente complicate per la maggior parte di noi utenti, che potrebbero allontanarci da una comprensione più generale e pratica del tema in oggetto.

L’IPv6 è più sicuro?

Un altro punto da prendere in considerazione riguarda la sicurezza: l’IPv6, secondo diverse fonti, è più sicuro rispetto al precedente protocollo. Questo perché viene dotato di default dello standard IP Security, non sempre presente, invece, sull’IPv4 (poiché opzionale).

In realtà l’IPSec funziona nel medesimo modo con entrambi i protocolli e il livello di sicurezza potrebbe non essere necessariamente più alto sull’IPv6. È da tenere in considerazione, però, che l’alto numero di indirizzi di quest’ultimo eviti le pratiche di riutilizzo degli IP e, quindi, metta al riparo da molti problemi legati a tali pratiche. Questo, ovviamente, non significa che l’IPv6 sia immune da vulnerabilità e minacce: la crescita esponenziale della Rete, infatti, va a pari passo con un aumento altrettanto esponenziale delle minacce alla sicurezza e la risoluzione dei problemi deve essere costante e aggiornata, come già accade per il protocollo precedente.

Quando scomparirà l’IPv4?

Il vantaggio maggiore dell’IPv6, quindi, è dato soprattutto da un numero di indirizzi enorme, molto più alto rispetto all’IPv4 e che, in pratica, sarà difficile poter esaurire come è accaduto per il predecessore. Ma cosa accadrà all’IPv4? Verrà abbandonato? In realtà l’uso dell’IPv6 si affiancherà ad esso ed entrambi potranno essere utilizzati senza problemi.

Ovviamente, con il passare del tempo, i siti Web, le reti e i dispositivi che supporteranno l’IPv6 saranno sempre di più ma, grazie alla “coabitazione” tra i due protocolli, non vi sarà alcuna interruzione o alcun blocco dei servizi.

Non sappiamo, quindi, quando l’IPv6 sostituirà completamente l’IPv4 o addirittura se ciò avverrà davvero in modo totale. Il passaggio è, comunque, obbligato e le big companies del settore IT hanno già abbracciato il nuovo sistema. I costi e il cambio delle infrastrutture necessari per tale supporto ne hanno decisamente rallentato in questi anni l’adozione ma stiamo comunque parlando di un cambiamento non più rinviabile.

La crescita enorme dei dispositivi e dei servizi collegati alla rete dati registrata in questi ultimi dieci anni, ne siamo certi, sarà superata in pochissimo tempo con l’arrivo del 5G, dell’uso della domotica su larga scala, dell’IOT e di altre soluzioni simili. La necessità di più indirizzi e di un sistema “puro” per una migliore gestione dei dati e delle connessioni always on si farà sempre più concreta. È chiaro, quindi, che l’IPv6 non sia più uno standard necessario ma che può comunque attendere (come molti hanno pensato fino a ieri), bensì un futuro imminente che, con il passare dei giorni, diventa presente.

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