Card sharing Sky e Mediaset Premium. I rischi

di | 03-03-2015 | Mediaset, News e Varie, News SKY, Novità TV

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Card sharing Sky e Mediaset Premium. I rischi
Confronta

Dopo aver colpito l’industria musicale e cinematografica con la diffusione dei file illegali in rete attraverso l’utilizzo di programmi peer-to-peer, ecco la nuova frontiera della pirateria digitale, o meglio, satellitare: si chiama card sharing e serve per vedere in chiaro, completamente gratis, tutta l’offerta di Sky, Mediaset Premium e di tantissime altre pay TV. Non è un fenomeno di poco conto, stando alle cifre diffuse dagli organi ufficiali delle due piattaforme televisive: sono infatti oltre 6 milioni gli abbonati alla pay TV satellitare e digitale terrestre (4,74 milioni a Sky e 2 milioni a Mediaset Premium). Immaginando un costo medio di 240€ l’anno per ogni abbonamento, se il fenomeno del card sharing Sky e Mediaset Premium si diffondesse, provocherebbe alle due pay TV italiane un danno di oltre 14 milioni di euro l’anno.

Di cosa parliamo quando parliamo di card sharing Sky e Mediaset Premium? Si tratta di un’attività completamente illegale o ci sono alcuni casi in cui è possibile praticarla in maniera legale? Come funziona il card sharing, quanto costa e quali sono i suoi rischi? Scopriamolo insieme.

Sommario

Card sharing Sky e Mediaset Premium. Cosa è, come funziona e quanto costa

Prima di tutto partiamo dalla definizione. Il card sharing Sky o Mediaset Premium non è altro che una pratica illegale che consente di far ricevere in chiaro a più persone e a prezzi stracciati tutti i canali criptati di Sky e di Mediaset Premium tramite l’utilizzo di un unico abbonamento. Il suo funzionamento è abbastanza semplice, almeno teoricamente. Gli ingredienti che compongono un sistema di card sharing sono infatti tutti facilmente reperibili sul mercato:

  • un decoder Linux based, ossia un decoder basato su tecnologia Linux, un software open source che permette di modificare e di personalizzare in base alle proprie esigenze il firmware del dispositivo. Tra questi uno dei più diffusi è il noto Dream Box, di produzione tedesca, un ricevitore per la ricezione digitale DVB – Digital Video Broadcasting – di canali satellitari via cavo e digitale terrestre utilizzato come set-top box;
  • una connessione veloce a Internet;
  • un’antenna satellitare o digitale terrestre;
  • un C-LINE, cioè una stringa alfanumerica contenente specifici comandi per il decoder necessari per l’accesso alle pay TV.

A questo punto, dopo aver aggiornato il firmware del decoder Linux based, si effettua una semplice ricerca dei canali satellitari tramite l’antenna collegata al decoder. Una volta trovati i canali satellitari, viene inserito nel decoder, che deve essere connesso a Internet, un C-LINE, la stringa che permette al decoder modificato di comunicare con un server posto in un luogo sicuro, lontano dai confini e dalle leggi europee contro la pirateria, dove sia presente una smart card con regolare diritto di visione. Attraverso la connessione Internet, questi diritti vengono quindi trasferiti dal server al decoder consentendo dunque la visione dei canali criptati. E’ in questo modo che molte organizzazioni criminali hanno messo in piedi delle vere e proprie piattaforme televisive parallele vendendo, alla metà del prezzo ufficiale, pacchetti e canali Sky e Mediaset Premium insieme alle chiavi di accesso ai server esteri, gli apparati già modificati dedicati e, in alcuni casi, addisrittura un’assistenza h24, 7 giorni su 7, sia online (telefonica ed in remoto via internet) che a domicilio.

Card sharing Sky e Mediaset Premium. Ecco perché fa paura

Il card sharing Sky e Mediaset Premium è un fenomeno molto difficile da fermare a causa del grandissimo numero di persone che lo usano per guardare a un prezzo scontato l’offerta satellitare di Sky e di Mediaset Premium. Allo stesso modo dello streaming e del download illegali, anche per il card sharing vale purtroppo la stessa regola: per quanti siti si possano chiudere, per quanti hosting si vogliano oscurare, ci sarà sempre la possibilità di aggirare la legge a causa della possibilità di installare questi server in luoghi al di fuori e al di là delle leggi europee sul copyright e sul diritto d’autore.

Perché il card sharing Sky e Mediaset Premium è illegale?

Se da una parte ci sono alcuni che sostengono la legittimità della pratica del card sharing nel caso in cui la condivisione avvenga nella stessa casa del titolare dell’abbonamento alla pay TV, in realtà anche la semplice distribuzione casalinga dei canali satellitari Sky o Mediaset Premium tramite card sharing è considerato un reato. Le leggi di riferimento sono essenzialmente due:

  • 640 ter del Codice Penale sulla frode informatica secondo cui “Chiunque, alterando in qualsiasi modo il funzionamento di un sistema informatico o telematico o intervenendo senza diritto con qualsiasi modalità su dati, informazioni o programmi contenuti in un sistema informatico o telematico o ad esso pertinenti” commette un reato penale;
  • 171 octies legge 22 aprile 1941 n. 633 sulla protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio per cui “…chiunque a fini fraudolenti produce, pone in vendita, importa, promuove, installa, modifica, utilizza per uso pubblico e privato apparati o parti di apparati atti alla decodificazione di trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato effettuate via etere, via satellite, via cavo, in forma sia analogica sia digitale…” commette un reato penale.

I rischi del card sharing Sky e Mediaset Premium

Trattandosi in entrambi i casi di un reato penale, il rischio che si corre è la reclusione da 6 mesi a 3 anni e la condanna al pagamento di una multa da 51€ a 1.032€ nel caso di frode informatica oppure da 2.582€ a 25.822€ nel caso della violazione del diritto d’autore. Tra i rischi del card sharing ricordiamo, inoltre, la possibilità da parte delle aziende, in questo caso Sky o Mediaset Premium, di chiedere e ottenere un risarcimento che andrebbe ad aggiungersi alle sanzioni penali previste dalla legge. Infine, ricordiamo che la sanzione penale è prevista sia per chi fa un uso privato del card sharing installandolo a casa propria sia per chi ne trae profitto vendendolo ad altri.

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